La pubblicazione di M.Crosta, M.Giammaria, M.Lattanzi, E.Poggio (INAF-OATo) mostra che la curva di rotazione piatta delle stelle nella Via Lattea può essere spiegata come un effetto della Relatività Generale, non prevedibile dalla gravità Newtoniana, e rappresenta un primo tentativo di applicare i metodi di astrometria relativistica al disco Galattico.

Grazie all’utilizzo dei dati di altissima precisione del catalogo Gaia DR2 e ad un’accuratissima selezione delle stelle che ricostruiscono il potenziale Galattico in un ampio intervallo di distanze, si è confrontato, per la prima volta, il modello basato sulla Relatività Generale con quello tradizionale basato sulla dinamica newtoniana con materia oscura. I dati sperimentali risultano rappresentati con una qualità del tutto simile in entrambi i casi. Ma la velocità della curva relativistica, legata al trascinamento gravitazionale, riproduce la piattezza osservata senza richiedere materia oscura aggiuntiva nell’alone della Via Lattea, coerentemente con la teoria di Einstein.

In altre parole, dato che “lo spazio dice alla materia come muoversi e la materia dice allo spazio come curvarsi” (J.A. Wheeler), la geometria, in quanto manifestazione della gravità e soluzione dell’equazione di campo di Einstein, terrebbe conto degli effetti attribuiti alla materia oscura.

Benché come verifica iniziale si è scelta una geometria semplificata, tuttavia questi risultati incoraggianti inaugurano una nuova strategia per studiare la dinamica Galattica secondo la teoria standard della gravità, ovvero la relatività generale, specialmente in concomitanza con i nuovi dati sempre più accurati di Gaia. E la nostra Galassia costituisce il miglior modello per altre galassie a spirale, così come il Sole gioca un ruolo di riferimento nello studio delle stelle.