Osservazioni polarimetriche effettuate mediante il Very Large Telescope dell’ESO tra il 25 dicembre 2019 e il 20 marzo 2020 indicano che la cometa 2I/Borisov, scoperta mentre attraversava il nostro sistema solare provenendo dallo spazio interstellare, ha proprietà che la rendono probabilmente la cometa più intatta mai osservata.
Secondo gli autori dell’articolo “Unusual polarimetric properties for interstellar comet 2I/Borisov”, pubblicata in questi giorni sulla rivista Nature Communications, questo oggetto non è mai passato in precedenza nelle vicinanze di una stella, il che la rende un testimone incontaminato della nube di gas e polvere da cui ha tratto origine.

La sigla identificativa assegnata a questo oggetto, 2I/Borisov, scoperto il 30 agosto 2019, indica che questo è il secondo caso di un piccolo corpo scoperto mentre attraversava il nostro sistema planetario provenendo dallo spazio interstellare. Il primo oggetto di questo tipo, 1I/’Oumuamua, aveva proprietà asteroidali, e non ha mostrato le emissioni di gas e polvere tipiche di una cometa. Nel caso di 2I/Borisov, invece, fin dall’inizio si è potuta rivelare dalle immagini l’esistenza di una chioma cometaria che nascondeva il nucleo. Per questo motivo, molti osservatori si sono mobilitati per osservare 2I/Borisov, per trovare indizi di somiglianze con le comete del nostro sistema solare, oppure di differenze ascrivibili ad un’origine in un ambiente astrofisico diverso da quello da cui ha avuto origine il nostro sistema planetario.

Le osservazioni polarimetriche effettuate dall’equipe internazionale coordinata da Stefano Bagnulo, dell’Osservatorio di Armagh, e di cui ha fatto parte come secondo autore dell’articolo Alberto Cellino, dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Torino, hanno fornito informazioni molto importanti. In particolare, è stato scoperto che la luce diffusa dalla polvere che costituiva la chioma di 2I/Borisov, esibiva un grado insolitamente alto di polarizzazione lineare, molto omogeneo in tutta la chioma, e che cresceva rapidamente al variare delle condizioni di illuminazione della cometa rispetto all’osservatore. Questo comportamento, dovuto alle proprietà della polvere presente nella chioma dell’oggetto, è distintamente differente rispetto a quello della stragrande maggioranza di comete del nostro sistema solare, con l’unica e notevole eccezione della famosa cometa Hale-Bopp, che alla fine degli anni 90 divenne celebre grazie alla sua elevata luminosità che la rese ben visibile ad occhio nudo da parte di milioni di persone. Hale-Bopp è stata una delle comete più studiate dagli astronomi, usando diverse tecniche di indagine remota. In base a calcoli eseguiti in seguito alla sua apparizione, la cometa Hale-Bopp doveva presumibilmente gran parte delle sue proprietà polarimetriche al fatto che essa era una cometa che nel corso della sua esistenza aveva probabilmente effettuato un solo passaggio in prossimità del Sole, e aveva quindi una superficie quasi intatta, molto poco modificata rispetto alle sue proprietà originali.

Secondo gli autori della ricerca ora pubblicata, le proprietà polarimetriche di 2I/Borisov suggeriscono che quest’ultima sia ancora più intatta, e non abbia sperimentato nel corso della sua storia alcun passaggio nei paraggi di una stella.

Alberto Cellino precisa che 2I/Borisov può essere considerata come la prima cometa veramente intatta che sia mai stata osservata. Il risultato principale dell’indagine indica anche che 2I/Borisov e la cometa Hale-Bopp hanno avuto origine in ambienti astrofisici molto simili. Anche se non sappiamo dove si sia formata 2I/Borisov, questo lavoro conferma che le idee che abbiamo riguardo alla formazione del nostro sistema planetario possono essere applicate all’ambiente astrofisico in cui la cometa 2I/Borisov ha avuto origine.

Maggiori informazioni

La ricerca è stata presentata nell’articolo “Unusual polarimetric properties for interstellar comet 2I/Borisov” pubblicato il 30 Marzo 2021 sulla rivista Nature Communications.

La squadra dei ricercatori coinvolti in questa ricerca include: S. Bagnulo (Armagh Observatory & Planetarium, UK [Armagh]). A. Cellino (INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino, Italy). L. Kolokolova (Department of Astronomy, University of Maryland, US). R. Nežič (Armagh; Mullard Space Science, Laboratory University College London, UK and Centre for Planetary Science, University College London/Birkbeck, UK). T. Santana-Ros (Departamento de Fisica, Ingeniería de Sistemas y Teoría de la Señal, Universidad de Alicante, Spain and Institut de Ciencies del Cosmos, Universitat de Barcelona, Spain). G. Borisov (Armagh; Institute of Astronomy and National Astronomical Observatory, Bulgarian Academy of Sciences, Bulgaria).  A. A. Christou (Armagh). Ph. Bendjoya (Université Côte d’Azur, Observatoire de la Côte d’Azur, CNRS, Laboratoire Lagrange, Nice, France). M. Devogele (Arecibo Observatory, University of Central Florida, US).

Cometa 2I/Borisov ripresa dalllo Hubble Space Telescope il 16 ottobre 2019

Figura: Una immagine della cometa 2I/Borisov ripresa dalllo Hubble Space Telescope il 16 ottobre 2019. [courtesy: NASA and the Space Telescope Science Institute (STScI)].