di Roberto Susino

Sono stati pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics i primi due articoli scientifici ottenuti con i dati del coronografo Metis a bordo della missione Solar Orbiter: “First light observations of the solar wind in the outer corona with the Metis coronagraph” e “Cosmic-ray flux predictions and observations for and with Metis on board Solar Orbiter”.

Il primo articolo analizza le immagini della corona solare estesa ottenute per la prima volta simultaneamente nella luce visibile polarizzata (580-640 nm) e nell’ultravioletto (riga Lyman-α dell’idrogeno neutro a 121,6 nm) dal coronografo Metis il 15 maggio 2020.
L’analisi ha fatto ricorso alla tecnica del Doppler dimming, che permette di misurare la velocità del vento sul piano del cielo in base all’attenuazione dell’intensità della riga in emissione Lyman-α rispetto all’intensità prevista per una corona statica (senza vento) a partire dai parametri fisici della corona solare, tra cui la densità elettronica del plasma dedotta dalle immagini in luce polarizzata.
È stato così ottenuto il primo “scatto istantaneo” della velocità del vento che viene accelerato nella corona solare. Grazie a queste osservazioni è stato possibile identificare le regioni della corona solare dove ha origine il vento solare cosiddetto “lento”, cioè con velocità misurate in prossimità della Terra comprese tra i ~ 300-400 km/s.
Le mappe globali ad alta risoluzione spaziale e temporale della velocità del vento solare in corona evidenziano uno strato più denso ampio circa 20°, centrato su uno streamer equatoriale quieto, struttura che si estende in corona sopra il lembo est del disco solare, dove il vento lento ha una velocità di circa 160 km/s in un intervallo di distanza dal centro del Sole che va da 4 a 6 raggi solari. Nelle regioni centrali adiacenti lo strato a più alta densità, la velocità del vento aumenta rapidamente, segnando la transizione tra vento lento e vento veloce nella corona.

Il secondo articolo presenta uno studio delle tracce dei raggi cosmici di origine galattica rivelate nelle prime immagini in luce visibile (580-640 nm) ottenute da Metis durante la fase di commissioning della missione Solar Orbiter. Il confronto delle tracce osservate nelle immagini in luce visible di Metis con i risultati di simulazioni Monte Carlo dell’interazione dei raggi cosmici con il rivelatore in luce visibile ha permesso di stabilire che i raggi cosmici influenzano solo una minima frazione (1 su 10000) dei pixel del rivelatore. Un simile studio verrà condotto nel corso della missione per effettuare diagnostica strumentale e verificare se i dati di Metis, congiuntamente alle simulazioni Monte Carlo, consentono il monitoraggio a lungo termine del flusso di protoni di origine galattica.

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Immagini di Metis in luce visibile polarizzata (sinistra) e nell’ultravioletto (destra) della corona solare

Immagini di Metis in luce visibile polarizzata (sinistra) e nell’ultravioletto (destra) della corona solare osservata a una distanza di 0.64 AU (unità astronomiche) dal Sole il 15 maggio 2020.